Casa, prima e dopo

Finito il primo semestre, e tornando a casa posso confermare: UWC mi ha cambiata.
Nella mia città, nella mia casa, tutto è rimasto uguale. Ma queste non sono la città e la casa che ho lasciato. Io vedo cose diverse, penso cose diverse, faccio cose diverse, mi comporto in modo diverso. Casa non è più una trappola opprimente senza via d’uscita. È un pezzo di mondo, con una società tutta sua, una cultura tutta sua, principi e valori tutti suoi; il pezzo di mondo che mi ha cresciuto e che ha avuto la maggiore influenza su di me. Casa è anche un posto accogliente, prezioso, un posto dove ho tanta storia, dove ho quasi tutti i miei libri, un posto dove ho una camera tutta per me nella quale posso rinchiudermi e per ore suonare, leggere, scrivere, e fuori il silenzio. Casa è un posto immerso in una natura pazzesca; dove c’è un ponte pedonale con una tettoia di legno che da su un fiume che si perde in lontananza, dove dalla finestra del soggiorno vedo tramonti che tingono di rosa acceso le montagne (ah, care Dolomiti, come voi nessuno), dove c’è una passeggiata che si snoda a serpentina verso l’alto su una delle montagne che circondano la città, e a un certo punto c’è una panchina dove io e una mia amica ci siamo sedute e, guardando dall’alto la città che si addormentava, abbiamo parlato per ore. Casa è dove posso stare con le due persone più importanti della mia vita: i miei genitori.
Non so perché, ma avevo sempre pensato di non essere vissuta propriamente in una cultura, di non essere stata esposta ad una società… Sempre pensato che al di fuori dei miei genitori, non ci fosse stato nessuno e nulla che avesse influenzato i miei valori e la mia visione del mondo. Che sarei venuta al collegio con un bagaglio socioculturale “neutrale”. Oh, non avrei potuto sbagliarmi di più! Dopo un semestre al collegio di chiacchiere con gente da tutto il mondo, mi chiedo quanto dei miei valori e della mia visione del mondo sia solo mio, e non assorbito dalle persone che mi circondavano a casa – se c’è qualcosa di solo mio.
Ho notato una grande differenza tra i miei coetanei “open-minded” a casa e i miei coetanei al collegio. Penso di aver afferrato quale: l’open-mindedness a casa consiste in una serie di principi: male patriarchia, male islamofobia, male omofobia, male razzismo, bene apertura mentale, bene aiutare immigrati. Qui al collegio consiste nell’iniziare una conversazione con un’altra persona ed essere pronto a mettere in dubbio tutto quello in cui credi e forse alla fine dover accettare che, pure se non hai torto, anche l’altra persona ha ragione.

Le discussioni filosofiche riprenderanno mercoledì, e stavolta sono una degli organizzatori.

Saluti,

N.

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